(detta
Magistra theologorum). Mistica italiana.
Appartenente a una ricca e nobile famiglia, si sposò nel 1270, ebbe dei
figli e condusse per vari anni vita mondana. La sua "conversione" avvenne
intorno al 1285, dopo un viaggio a Roma. Nel 1290 vendette ogni bene ed
entrò nel Terz'Ordine francescano. La sua esperienza religiosa fu
essenzialmente mistica; osservò una stretta penitenza, e fece proprio
l'aspetto pratico e fattivo del misticismo, impegnandosi a tradurre l'intima
convinzione religiosa in opere di fede. Così, pur dedicandosi con
passione alla vita contemplativa, si prodigò altrettanto intensamente
nelle opere di carità, occupandosi in particolare dell'assistenza ai
lebbrosi. Per incarico dei superiori, tra il 1292 e il 1296 affidò il
racconto delle proprie esperienze mistiche, visioni ed estasi, al frate Adamo o
Arnaldo di Foligno che, sotto dettatura, redasse in latino il famoso
Memoriale della mistica o
Liber de vera fidelium experientia
ovvero
Liber sororis Lelle de Fulgineo o Liber visionum et istructionem.
Tali esperienze, descritte anche in altre lettere, (importante è
soprattutto una lettera a Ubertino da Casale), costituiscono una vera e propria
dottrina fortemente influenzata dai grandi mistici del tempo, in particolare,
per quanto riguarda l'aspetto speculativo, da San Bonaventura. La salvezza
è per
A. frutto della grazia che si ottiene per mezzo della
preghiera. Con la contemplazione di Cristo, l'anima può elevarsi alla
conoscenza e all'amore di Dio visto come l'Ognibene. Pur non prendendo parte
attiva alla controversia che divise in due gruppi opposti i francescani,
A. simpatizzò con gli
spirituali meno estremisti che
intendevano salvaguardare lo spirito originario del francescanesimo difendendolo
dalle interferenze della Chiesa (Foligno 1248-1309).